PRODOTTI TIPICI

Vino Catalanesca

 

Rappresenta l’eccellenza della produzione agricola del Monte Somma. Con la denominazione IGT Catalanesca del Monte Somma riconosciuto dalla Comunità Europea nel 2010 ha dato vigore ad una produzione vitivinicola territoriale molto famosa nell’antichità ma praticamente scarsa negli ultimi decenni. La parte alta del territorio di Somma era già compresa nelle DOC del vino vesuviano (Vesuvio bianco e rosso e Lacryma Christi bianco e rosso) ma mancava il fiore all’occhiello della lunga tradizione vitivinicola sommese. L’uva Catalanesca molto radicata in queste zone era fuori da tutti i riconoscimenti europei. La ricatalogazione come uva da vino nel 2006 e il riconoscimento IGT nel 2010 ha fatto giustizia di varie manchevolezze registrate qui nel comparto del vino. Le grandi masserie storiche con le monumentali cantine sommesi fuori dal territorio DOC poneva dubbi e interrogativi in parte sanati con il disciplinare del vino catalanesca che finalmente riconosce come enologicamente vocata anche l’area a valle di Somma.

 

Albicocca Pellecchiella

 

La coltivazione dell’albicocca è stata una grande risorsa per Somma Vesuviana. Nel secolo scorso aveva soppiantato la coltivazione dell’uva con grandi risultati economici. La terra vesuviana è stata la prima patria della “Crisommola” in Italia. Importata dai greci, da qui il nome, letteralmente “mela d’oro”, ha fatto la comparsa in queste terre da prima dell’arrivo dei romani che qui l’hanno conosciuta ed apprezzata. Dunque c’è un forte legame millenario tra Somma e l’albicocca che, insieme alla fertilità dei luoghi e alla adattabilità del clima,  ha favorito la nascita e la selezione di diverse decine di varietà di questa nobile drupacea. Ed è qui che in compagnia della baracca, boccuccia, cerasella, preveta, cafona, ecc. ecc. nasce, cresce e si sviluppa, la regina delle albicocche vesuviane: la pellecchiella. Un delizioso frutto che insieme all’aspetto, al gusto, al sapore aggiunge gradevolezza, sapidità e profumo impareggiabili. Peccato che per una così rara eccellenza non ci sia riusciti a dedicarle un riconoscimento europeo.

 

Pomodorino del Piennolo del Vesuvio

 

E’ un prodotto a Denominazione di Origine Protetta. Tra le 23 eccellenze agroalimentari della Campania (295 complessive italiane). E’ una vera rarità che mette insieme oltre alle spiccate qualità del prodotto fresco la sua eccezionale conservabilità nel tempo. Infatti il marchio certifica la qualità del prodotto conservato all’aria per un periodo che nelle annate asciutte supera i dieci mesi. E’ un pomodoro molto ricercato dagli chef di tutto il mondo per le preparazioni di salse. E’ essenziale per gli spaghetti al pomodoro “fresco”. Come pure è indispensabile per preparare lo stocco al pomodorino “fresco”. Dove “fresco” sta per pomodorino “passito” e appeso all’aria.

L’areale di coltivazione comprende tutto il vesuviano, dai piedi del vulcano fino alla cima. Il particolare della coltivazione è essenzialmente la coltura asciutta (senza o quasi intervento di irrigazione artificiale) insieme ad un particolare tipo di bacca (col pizzo), e l’appassimento finale dopo la maturazione nei caratteristici “piennoli” appesi nei portoni agricoli ventilati.

 

Baccalà e Stoccafisso

 

Una lunga tradizione ultracentenaria di trasformazione di questi prodotti ittici nordici mette Somma Vesuviana tra i primi posti in Europa per commercializzazione. In pratica la cittadina vanta una grande attività di “ammollo” con particolari impianti ad alta tecnologia per mettere in tavola il prodotto che tale e quale come arriva sarebbe immangiabile. Con grande probabilità queste terre con l’arrivo dei Normanni nell’undicesimo secolo hanno conosciuto il “sapere come” preparare pesci secchi o pesci salatissimi alla delizia del palato attraverso operazioni complesse ed indispensabili. Si sa per certo che i Normanni furono chiamati a Napoli per difendere il Ducato bizantino dai suoi nemici. E’ impensabile che questi guerrieri  navigatori abbiano svolto il loro compito senza cospicue scorte di pesci secchi indispensabili alla dieta proteica dei proverbiali combattenti. (Attenzione: questo dettaglio storico toglie ai Veneziani il vantato prestigio di aver portato il merluzzo secco in Italia. In realtà il pesce del Baltico è arrivato in Italia meridionale ben oltre quattro secoli prima…)